Alimentazione e tumore al seno: il ruolo del cibo nella prevenzione

Alimentazione e tumore al seno: il ruolo del cibo nella prevenzione
Categoria: 
  • Alimentazione e donna

In questo articolo vorrei concentrarmi sull’alimentazione e il ruolo che può avere nella prevenzione del tumore al seno.

Il cancro al seno resta per le donne la neoplasia più diffusa e temibile in tutte le fasce di età. Nonostante l’alta percentuale di guarigione e la diminuzione della mortalità, soltanto in Italia nel 2020 si sono avute oltre 55.000 nuove diagnosi di carcinoma al seno (Fonte dati: Report “I numeri del cancro in Italia” a cura del Ministero della Salute).

L’incidenza non accenna a diminuire neppure nel resto del mondo. Da uno studio svolto nei Paesi Asiatici è emerso che i tassi di cancro al seno variano sostanzialmente tra i paesi, con un’incidenza inferiore nei paesi in via di sviluppo rispetto a quella dei paesi occidentali.

Dallo stile di vita all’età, passando per l’ereditarietà genetica: diversi fattori di rischio sono stati associati a questo tipo di tumore.

Qui in particolare voglio concentrarmi sul ruolo che la dieta quotidiana può avere nello sviluppo del cancro seno, ma anche in un’ottica di prevenzione della patologia.

Alimentazione e rischio tumore al seno: quali fattori possono incidere?

Circa il 5-7% dei tumori della mammella è ereditario, ovvero connesso soprattutto alla mutazione dei geni BRCA1 e/o BRCA2. Tuttavia, molti altri fattori di rischio sono stati associati alla patogenesi della malattia.

Alcuni di questi non modificabili, come l’età (ad essere maggiormente colpite dal tumore al seno sono infatti le donne sopra i 50 anni), altri sui quali è possibile agire, come lo stile di vita. In questo rientrano per esempio:

  1. Abitudine al fumo;
  2. Vita sedentaria;
  3. Abuso di alcol;
  4. Alimentazione non equilibrata;
  5. Obesità.

Negli ultimi decenni la ricerca scientifica si è molto concentrata sul ruolo che i fattori dietetici potrebbero avere nello sviluppo di specifici tipi di cancro al seno e nel miglioramento dei tassi di sopravvivenza. Dati e prove rimangono però limitati, e molto resta ancora da esplorare.

Pur non essendoci certezze e al di là di ogni ragionevole dubbio, la dieta può influenzare in qualche modo lo sviluppo e il trattamento del carcinoma mammario

Alcuni studi ad esempio hanno dimostrato che la dieta occidentale ad elevato apporto di zuccheri raffinati, grassi saturi e alcol, può agire:

  • influenzando i processi infiammatori;
  • aumentando le cellule adipose;
  • innalzando i livelli sierici di insulina;
  • alterando i valori di glicemia, pressione e colesterolo HDL;
  • incrementando la produzione di fattori di crescita e ormoni (estrogeni e testosterone).

Pertanto patologie come obesità, sindrome metabolica, alti livelli di colesterolo, diabete e insulino-resistenza sono tutti fattori potenzialmente connessi a un aumentato rischio di ammalarsi di tumore al seno.

Una buona e adeguata prevenzione primaria del tumore al seno prevede quindi la riduzione di questi fattori. In che modo è evidente: con una dieta anti cancro del seno equilibrata.

Quanto conta la giusta dieta nel prevenire il tumore al seno

Un cambiamento radicale della dieta è in grado di agire sulle suddette alterazioni ormonali e metaboliche, di fatto riducendo anche l’incidenza del tumore mammario e una sua recidiva.

Soffermiamoci un attimo sul legame tra trattamento di chemio e radioterapia al seno e dieta in pazienti già affetti da tumore.

Uno studio ha dimostrato che la vulnerabilità delle cellule tumorali alla deprivazione di nutrienti è tale che le diete a digiuno o che imitano il digiuno (FMD) portano ad ampie alterazioni dei fattori di crescita e dei livelli di metaboliti.

Ciò genera ambienti che possono ridurre la capacità delle cellule tumorali di adattarsi e sopravvivere e quindi anche migliorare gli effetti delle terapie contro il cancro.

Inoltre, il digiuno aumenta la resistenza alla chemioterapia nelle cellule normali ma non cancerose e promuove la rigenerazione nei tessuti normali, il che potrebbe aiutare a prevenire effetti collaterali dannosi dei trattamenti.

Sebbene il digiuno sia difficilmente tollerato dai pazienti, il risultato di questo studio dimostra quanto la terapia nutrizionale possa essere una strategia promettente per aumentare l’efficacia del trattamento, prevenire l’acquisizione di resistenza e ridurre gli effetti collaterali.

Riguardo invece alla prevenzione, prove sufficienti a trarre conclusioni definitive non ce ne sono.

Tuttavia l’indagine EPIC (European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition) su oltre 500.000 persone in 15 Paesi europei con abitudini alimentari diverse può essere di grande aiuto a chiarire il legame tra tumore al seno e alimentazione:

  • Un’alimentazione ricca di zuccheri semplici grassi animali nel lungo periodo costituisce un fattore di rischio e predittore del cancro al seno;
  • Al contrario, la dieta mediterranea rappresenta un valido alleato nella prevenzione.

Questo tipo di alimentazione, infatti, è ricco di antiossidanti e nutrienti protettivi. L’elevato consumo di frutta, verdura, legumi e cereali tipico del regime alimentare comporta un introito adeguato di fibre solubili e insolubili, di vitamine (in particolare la vitamina D), sali minerali e antiossidanti, considerati nutrienti protettivi.

La fibra modula i livelli di colesterolo e il rilascio di glucosio, mentre le sostanze ad azione antiossidante inibiscono l’attività dei radicali liberi e dei fattori di crescita che sono responsabili dello sviluppo di cellule cancerogene.

Cosa non mangiare quindi per prevenire il tumore al seno? Lo scopriremo nel prossimo paragrafo.

Prevenzione del tumore al seno: quali sono i cibi da evitare

Una dieta adeguata per prevenire il tumore al seno deve essere preferibilmente varia, ricca di verdura (non amidacea), frutta, legumi, cereali integrali, e povera di carne rossa o lavorata.

Nutrienti e alimenti di origine animale hanno attirato l’attenzione della comunità scientifica come potenziali cause di cancro al seno. Osservati speciali sono anche gli alimenti ad alto indice glicemico.

Dunque, andrebbero evitati o comunque notevolmente ridotti tutti quei cibi con un elevato contenuto di:

  • Zuccheri semplici;
  • Carboidrati raffinati e amidi;
  • Grassi saturi di origine animale.

In molti casi si tratta di cibi ad alta densità calorica, ovvero alimenti industriali e raffinati che si limitano a introdurre nel corpo soltanto calorie vuote, cioè prive di nutrienti essenziali.

Questi alimenti non solo favoriscono l’aumento di peso ma possono anche incidere sui livelli di glicemia e sulla produzione eccessiva di insulina, riconosciuto come un fattore di rischio per il cancro al seno.

I grassi saturi per esempio favoriscono la produzione di radicali liberi che danneggiano e ossidano le cellule, inoltre sono associati anche a un aumento dei fattori di crescita (IGF1). Gli zuccheri e i carboidrati raffinati provocano picchi di insulina e di IGF1, due ormoni che possono stimolare la proliferazione di cellule tumorali.

In alcuni studi è emersa anche un’associazione tra il consumo di uova e il tumore al seno. La causa potrebbe essere l’alto contenuto di colesterolo (425 mg per 100 g), precursore degli ormoni steroidei che influenzano l’attività degli estrogeni contribuendo all’infiammazione cellulare.

In ogni caso, essere consapevoli del legame tra cancro al seno e alimentazione, e di quanto la nutrizione incida sulla nostra salute, è fondamentale per compiere scelte di vita più sane.

Alimentazione e cancro al seno: la dieta chetogenica

Il sovrappeso e l’obesità sono tra i fattori maggiormente associati al rischio tumore. Pertanto, il mio primo consiglio è quello di tenere sempre il peso sotto una soglia di controllo. Ciò comporta l’adozione di uno stile di vita basato su:

  • una dieta equilibrata che rispetti il bilancio energetico personale;
  • un’alimentazione sana e varia, attenta alla frequenza settimanale e alle porzione degli alimenti;
  • attività fisica costante (3-5 volte a settimana per 30 minuti).

Fermo restando l’importanza dell’esercizio fisico, equilibrio calorico e controllo dell’adiposità sono obiettivi perseguibili anche in un regime di dieta chetogenica.

Questo tipo di dieta si è dimostrata promettente anche come terapia adiuvante nel trattamento del cancro e in particolare del neuroblastoma.

La logica di adottare una dieta ricca di grassi, povera di carboidrati e con adeguati livelli di proteine, per trattare il tumore al seno è quella di ridurre i livelli di glucosio circolanti e indurre la chetosi.

In questo modo le cellule tumorali saranno affamate di energia mentre le cellule normali adattano il loro metabolismo per utilizzare i corpi chetonici e sopravvivere.

Inoltre, riducendo la glicemia anche i livelli di insulina e di fattore di crescita simile all’insulina, che sono importanti motori della proliferazione delle cellule tumorali, diminuiscono.

In uno studio sul trattamento del cancro al seno con regime chetogenico è stato scoperto che una dieta chetogenica ad libitum (8:1), ovvero con un contenuto di grassi del 25% di trigliceridi a catena media e del 75% di trigliceridi a catena lunga produceva un effetto antitumorale più forte rispetto a un regime (8:1) con tutti i trigliceridi a catena.

Prove limitate dimostrano l’efficienza della chetogenica per aumentare gli effetti della chemioterapia e della radioterapia anche nel caso del cancro al seno.

Come tutte le terapie nutrizionali anche la dieta chetogenica potrebbe determinare effetti avversi. Ecco perché il mio consiglio è sempre quello di rivolgersi a professionisti qualificati in nutrizione oncologica ed esperti di questo regime dietetico.

Se ben formulata e personalizzata sulle esigenze e le caratteristiche del singolo paziente, la chetogenica è un valido supporto nella gestione del cancro e di tante altre patologie di tipo metabolico.

Per maggiori informazioni sull’alimentazione e il tumore al seno, contattami per richiedere una consulenza personalizzata.

Fonti