Dieta chetogenica e microbiota. Esistono correlazioni tra le due componenti?

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Studi recenti hanno messo in luce l’impatto che la Dieta chetogenica avrebbe nel ridurre l’infiammazione intestinale mediante la modulazione del microbiota.

I dati ottenuti dai ricercatori – e pubblicati sulla rivista scientifica Cell – suggerirebbero che le diete chetogeniche rappresentino un valido alleato nel contrastare le patologie autoimmunitarie a carico dell’intestino.

In che modo? Agendo sul microbiota, causando alterazioni tali da ridurre i livelli di cellule immunitarie pro infiammatorie presenti nell’intestino.

Ma cos’è il microbiota e perché é così importante per la salute umana?

Il microbiota umano è quell’insieme di microrganismi simbiotici, buoni e cattivi, che albergano nel tratto intestinale, costituito da diverse specie di batteri, che prende anche il nome di flora batterica intestinale.

Questa massa di microrganismi ha un ruolo determinante nel nostro stato di salute. Il microbiota, infatti, è coinvolto in numerosi processi benefici per l’organismo ovvero:

  1. Metabolismo;
  2. Digestione degli alimenti;
  3. Sintesi di vitamine e altre sostanze nutrienti essenziali;
  4. Omeostasi energetica;
  5. Produzione di ormoni e neurotrasmettitori;
  6. Protezione dai patogeni;
  7. Difesa immunitaria.

Queste specie batteriche – circa 200 migliaia di miliardi – convivono con l’organismo umano senza danneggiarlo, in un equilibrio fisiologico dinamico. Avere un microbiota in equilibrio (eubiosi) apporta grandi benefici nella vita di tutti i giorni.

Di contro, se questo equilibrio dovesse essere alterato in qualche modo, è possibile andare incontro a malessere generale e allo sviluppo di diverse patologie. Si parla in questo caso di disbiosi del microbiota intestinale.

Se il microbiota non viene riportato in una condizione di eubiosi, il più delle volte si viene a creare uno stato di infiammazione cronica del tratto gastroenterico. È su questa infiammazione che la dieta chetogenica è in grado di agire.

Quale legame c’è tra Dieta chetogenica e salute dell’intestino

Nella letteratura scientifica, negli ultimi anni, è emerso il ruolo e l’impatto che la composizione del microbiota intestinale può avere sullo stato di salute di un individuo e sull’eventuale insorgenza di patologie, anche gravi.

Ad oggi, diverse malattie vengono associate ad alterazioni microbiche intestinali, ad esempio obesità, sindrome metabolica, diabete e infiammazioni intestinali croniche.

Il microbiota intestinale è un’entità molto dinamica influenzata dall’ambiente e dai comportamenti nutrizionali. Il microbiota risponde a ciò che mangiamo.

Lo schema tipico dei regimi alimentari occidentali, ricchi di grassi, zuccheri, carboidrati e a basso contenuto di fibre, comporta una minore produzione di acidi grassi a catena corta, e favorisce l’aumento di quei batteri associati a uno stato pro-infiammatorio cronico.

La chetosi indotta mediante un regime alimentare a basso contenuto di carboidrati e proteine e ad alto contenuto di grassi, invece, è una strategia dietetica già da tempo nota per la sua efficacia non solo nella perdita di peso, ma anche nel miglioramento della salute complessiva.

Il già citato studio pubblicato nel 2020 su Cell intendeva dimostrare il ruolo della dieta chetogenica nel modulare la composizione della popolazione di microrganismi che colonizza il tratto enterico e la sua influenza sull’infiammazione intestinale.

Lo studio è stato eseguito analizzando 17 individui maschi in sovrappeso o obesi. Nelle prime quattro settimane, i partecipanti hanno seguito una dieta di controllo standard (50% di carboidrati, 15% di proteine ​​e 35% di grassi) seguita, nelle 4 settimane successive, a una regime chetogenico (5% di carboidrati, 15% di proteine ​​e 80% di grassi).

Il risultato osservato è stato:

  • La riduzione dell’eccesso di Bifidobatteri;
  • L’aumento di butirrato e beta-idrossibutirrato nel lume intestinale;
  • La diminuzione della prevalenza di Linfociti Th17;

I linfociti Th17, in particolare, sono fondamentali nel mantenere in salute la mucosa intestinale e contrastare l’attacco di patogeni esterni e molecole ad azione pro infiammatoria (come lectine e glutine). Tuttavia, quando sono in eccesso sono correlati a stati infiammatori e malattie autoimmuni.

La dieta chetogenica modulando i Th17, di fatto, comporta la riduzione dell’infiammazione intestinale e un notevole miglioramento dell’integrità del muco intestinale.

Alterazioni della mucosa, disbiosi e altre patologie autoimmuni possono creare uno stato infiammatorio cronico dell’intestino.

Quando l’intestino è infiammato le cellule enteriche non sono più in grado di usare il butirrato, un acido grasso a catena corta prodotto dagli stessi batteri intestinali ed essenziale del contribuire alla salute dell’intestino.

Seguire una dieta chetogenica permette alle cellule intestinali “infiammate” di ottenere più beta-idrossibutirrato, il principale chetone prodotto dal regime chetogenico, grazie all’aumentata presenza di trasportatori MCT1.

Questo processo aiuterà a recuperare dall’interno la salute dell’intestino, migliorando anche l’assetto stesso del microbiota.

Dieta chetogenica e microbiota: nemici o alleati?

Se la relazione tra dieta chetogenica e salute dell’intestino, sembrerebbe in qualche modo confermata, il peso del suo impatto sulla componente batterica intestinale è ancora controverso.

Lo studio “Ketogenic Diet and Microbiota: Friends or Enemies” cerca di fare il punto sull’argomento, soffermandosi ad analizzare la complessa interazione tra la dieta chetogenica e le comunità microbiche intestinali, ma anche come questa vasta rete possa influenzare la salute umana.

Con la dieta chetogenica, ribadisco, si intende un regime alimentare povero di carboidrati (circa il 5-10% dell’introito giornaliero) finalizzato a ricavare energia dal metabolismo dei grassi, mediante la produzione di corpi chetonici (3-idrossibutirrato, acetato e acetoacetato).

La presenza dei chetoni offre diversi benefici all’organismo:

  • Aumenta l’attività antinfiammatoria e antiossidante;
  • Regola la risposta immunitaria;
  • Riduce i fattori di rischio delle malattie cardiache (livello di trigliceridi e il colesterolo HDL);
  • Migliora la sensibilità all’insulina;
  • Favorisce la motilità intestinale e funzionalità della barriera;
  • Previene lo sviluppo di ulcere distali, morbo di Crohn e tumori al colon.

Lo studio citato, condotto dall’Università di Padova, però ha messo in luce quanto le ricerche a disposizione sull’impatto della dieta chetogenica sulla componente batterica intestinale, fossero scarse e porterebbero a conclusioni contrastanti.

Tale differenza di risultati potrebbe dipendere da svariati fattori: soggetti inclusi, numero dei partecipanti, durata dello studio, parametri valutati, composizione del regime chetogenico.

Ciò in qualche modo rende difficile dipanare – con un elevato grado di certezza – il dubbio se la dieta chetogenica sia alleata o nemica del microbiota intestinale.

Tuttavia se modulata nel modo corretto, la dieta chetogenica può giocare un ruolo importante nel tuo stato di salute complessivo, non solo quello dell’intestino.

Continua a leggere il prossimo paragrafo.

Perché la dieta chetogenica fa bene se usata nel modo giusto

L’alimentazione tipicamente occidentale con un eccessivo consumo di farine e zuccheri raffinati, carne raffinata e poche fibre, può contribuire a innescare uno stato di infiammazione cronica nel corpo e a sviluppare malattie quali obesità, diabete di tipo 2, malattie neurodegenerative e cardiovascolari.

Al contrario, la dieta chetogenica, una dieta normoproteica, iperlipidica e ipoglucidica, è per sua natura una dieta antinfiammatoria. In un precedente articolo, ti ho parlato della relazione tra dieta chetogenica e Covid-19. Questo esempio è lampante.

I macrofagi 1 – le cellule che determinano la risposta infiammatoria a seguito di un’aggressione esterna, come un virus – si nutrono di zuccheri. Riducendo il glucosio come fonte energetica primaria a favore dei corpi chetonici, si avrà un deficit di nutrimento dei macrofagi M1 e, dunque, una riduzione della loro iperattività.

Di contro il maggiore intake di lipidi fornirà energia maggiore ai macrofagi M2, i cosiddetti “spazzini”, fondamentali nella funzione antinfiammatoria.

Se modulata nel modo giusto, tenendo conto delle esigenze e delle specifiche condizioni di partenza di un individuo, il regime chetogenico può apportare notevoli benefici:

  1. Placa il senso di appetito, modulando i mediatori della fame;
  2. Riduce il peso corporeo;
  3. Migliora il metabolismo;
  4. Contribuisce a mantenere la massa magra;
  5. Mantiene costanti i livelli di glicemia e insulinemia.

La dieta chetogenica può avere anche degli effetti collaterali. Un eccesso di corpi chetonici, infatti, potrebbe portare a uno stato tossico chiamato chetoacidosi. Ecco perché non è un regime alimentare adatto a tutti.

Ma soprattutto non è una dieta che può essere seguita senza il supporto e il controllo costante di un professionista. Ogni caso va valutato in modo scrupoloso, valutando tutti i parametri genetici e fisiopatologici di partenza.

In conclusione, tornando all’argomento di questo articolo, le evidenze disponibili non concordano nel definire l’impatto della dieta chetogenica sulla composizione e la struttura del microbiota intestinale.

Tuttavia, è pur vero che tale approccio nutrizionale – se ben raffinato e formulato – potrebbe costituire un valido strumento terapeutico di sostegno alla salute intestinale.

Fonti