Da quando è stata formulata per la prima volta, negli anni ‘20 del secolo scorso, la dieta chetogenica è stata impiegata con successo nel trattamento di molte patologie neurologiche come epilessia ed emicrania.
Tra i disturbi cerebrali, l’emicrania è sicuramente il più comune quanto il più invalidante per chi ne è affetto. La condizione cronica è caratterizzata da forti episodi di cefalea emicranica per almeno 15 giorni al mese.
La “disabilità” connessa a questa patologia è dovuta al fatto che durante gli attacchi il soggetto che ne soffre è praticamente impossibilitato a condurre le normali attività quotidiane ed è il più delle volte costretto a far ricorso a farmaci antidolorifici, con tutte le conseguenze e gli effetti collaterali che questi hanno.
Il peso del disturbo sulla qualità della vita è tale da essere stata classificata tra le prime 40 condizioni che causano disabilità a livello mondiale, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
La dieta chetogenica (CKD) è una dieta povera di carboidrati e ricca di grassi che mira a produrre uno stato di chetosi nel corpo. Si tratta di un processo metabolico in cui il corpo utilizza i corpi chetonici come fonte di energia invece di glucosio.
Diversi recenti studi hanno suggerito che questo regime alimentare possa avere dei benefici concreti anche per le persone che soffrono di emicrania e cefalee. Partendo da queste evidenze scientifiche, in questo articolo cercherò di approfondire il legame tra dieta chetogenica e cefalea, e in che modo questo approccio nutrizionale può fare la differenza nel migliorare la qualità della vita di un soggetto emicranico.
I mal di testa non sono tutti uguali: tipologie a confronto
Non si può parlare genericamente di “mal di testa”. Consultando la Classificazione Internazionale delle cefalee redatta dalla International Headache Society (IHS) si nota quante tipologie di emicrania e cefalee esistono: almeno 200 tipi suddivisi in 14 gruppi.
Tutti però hanno un tratto in comune: ovvero il dolore anche lancinante che si prova in qualsiasi parte della testa e del collo. Per comprendere di quale tipologia si tratta è necessario avere un quadro completo su cause e fattori scatenanti, nonché tipologia di dolore, sintomi connessi, modalità di insorgenza, durata e frequenza, e zone in cui è localizzato.
Limitandosi alle cause, ad esempio, si distingue tra mal di testa primari e secondari. Mentre questi ultimi sono legati alla presenza di una malattia o altra alterazione diagnosticabile e risolvibile, gli altri invece sembrano apparentemente scollegati da qualsiasi altra condizione medica.
Tra i mal di testa primari, che sono anche i più diffusi, ci sono:
- Emicrania;
- Cefalea di tipo tensivo;
- Cefalea a grappolo.
La cefalea tensiva è una forma di mal di testa, episodica o cronica, che si manifesta con un dolore di tipo gravativo-costrittivo di media intensità, localizzato su entrambi i lati della testa molto simile alla pressione o alla morsa di una fascia elastica o di un casco.
La cefalea a grappolo è una forma meno diffusa e che colpisce soprattutto il sesso maschile. Si presenta in forma episodica e cronica con una sintomatologia anche piuttosto invalidante.
Il nome fa riferimento alla concentrazione di periodi con più attacchi – che durano mesi o settimane – con frequenza variabile (i cosiddetti grappoli) e periodi privi di mal di testa. Gli attacchi di cefalea insorgono improvvisamente con dolore acuto e grave localizzato a un lato della testa, solitamente in corrispondenza dell’occhio.
E veniamo all’emicrania. Questo disturbo assai ricorrente è il più diffuso nel sesso femminile a partire dall’età giovane-adulta. Sono proprio le donne a soffrire di attacchi cronici, più frequenti, lunghi e debilitanti.
La condizione si manifesta con un dolore pulsante ad un lato della testa, tipicamente accompagnato da altri sintomi come: nausea, vertigini, estrema sensibilità a luci, rumori e odori, mancanza di appetito, disturbi della funzione intestinale e così via. L’emicrania può manifestarsi con aura (un insieme di sintomi neurologici e disturbi alla vista, al movimento e sensoriali, che anticipano l’attacco vero e proprio ) o senza aura.
Le cause di questa patologia non sono ancora ben definite e molto probabilmente fanno capo a un insieme di fattori ambientali, genetici e alimentari. Il consumo di alcuni cibi, infatti, può scatenare l’attacco di emicrania. Sotto accusa ci sono soprattutto: alcool, insaccati, caffè, cioccolato, aspartame, glutine ecc…
Chi soffre di emicrania tende a fare un uso, a volte anche smodato, di farmaci per mitigare il dolore. Ma negli ultimi tempi si è fatta sempre più largo l’ipotesi che un trattamento sicuro ed efficace possa essere la dieta chetogenica.
Che relazione c’è tra dieta chetogenica e cefalea
Il regime chetogenico consiste in un’alimentazione normoproteica con un basso contenuto percentuale e assoluto di carboidrati e quindi zuccheri, a fronte di un alto contenuto percentuale e assoluto di grassi.
La chetogenica è una tipologia di dieta basata su processi fisiologici che si attivano soltanto in condizioni di digiuno prolungato o – come in questo caso – quando viene ridotta la quantità di zuccheri mediante il cibo.
Esaurendosi le scorte di glicogeno a livello di fegato e tessuti, l’organismo comincia a usare gli acidi grassi come fonte primaria di energia, ad eccezione di cervello, globuli rossi e fibre muscolari di tipo II, alimentati invece dai corpi chetonici.
I chetoni – acetone, acetoacetato e acido β-idrossibutirrico – vengono prodotti dal fegato proprio a partire dagli acidi grassi e costituiscono la fonte energetica primaria a livello cardiaco, muscolare e cerebrale.
Tra le possibili cause dell’emicrania potrebbe esserci anche un deficit energetico del cervello. In sostanza, gli attacchi avverrebbero quando – in presenza di inadeguata energia cerebrale – viene attivata una sovrapproduzione di ossidanti. Lo stress ossidativo creato da questo squilibrio energetico innesca l’emicrania come una sorta di risposta correttiva.
Sebbene il numero di studi sia ancora molto limitato, i risultati finora raggiunti farebbero emergere una profonda relazione tra dieta chetogenica ed emicrania cronica. L’ipotesi che prevale è che produzione e concentrazione nel sangue dei corpi chetonici agirebbe in diversi modi:
- Riducendo la neuroeccitabilità del cervello emicranico;
- Modulando l’infiammazione neurogenica che causa l’attacco;
- Migliorando il metabolismo dei mitocondri;
- Proteggendo cellule e tessuti dallo stress ossidativo.
I chetoni prodotti dal fegato durante la chetosi riescono ad arrivare facilmente ai neuroni, che li utilizzano per produrre energia al posto del glucosio, in questo modo non soltanto si ristabilisce il disequilibrio energetico cerebrale ma viene anche ridotto lo stress ossidativo.
Come dimostrato dallo studio “Is Migraine Primarily a Metaboloendocrine Disorder?”, l’emicrania cronica è strettamente collegata anche alla sindrome metabolica, all’insulino resistenza e a livelli non costanti di cortisolo. Tutte condizioni che vanno ad incidere sul metabolismo glucidico anche delle cellule neuronali coinvolte nell’emicrania.
Alla luce di tutto ciò, è già abbastanza chiara l’efficacia della chetogenica nel miglioramento dell’emicrania, soprattutto nelle sue forme croniche. Ma per una completezza di informazioni, soffermiamoci sui dati dei vari studi condotti.
Dieta chetogenica ed emicrania: cosa dicono gli studi
Alcuni studi clinici eseguiti dal gruppo del Dott. Cherubino Di Lorenzo dimostrerebbero come una dieta povera di o senza zuccheri (dati dai carboidrati) ma ricca in grassi e proteine, come la chetogenica, può aiutare a ridurre il mal di testa cronico.
Questa dieta, infatti, si è dimostrata efficace nel ridurre la frequenza e l’intensità degli attacchi, ed anche il ricorso a farmaci. In alcuni singoli casi, l’emicrania è addirittura scomparsa.
In uno degli studi, il campione di volontari, che comprendeva 35 pazienti obesi o in sovrappeso, è stato diviso in due sottogruppi. Il primo gruppo ha seguito una dieta chetogenica, il secondo invece una normale dieta dimagrante ma dal medesimo apporto calorico.
Dopo un mese, a fronte della stessa perdita di peso si è assistito anche a una riduzione degli attacchi di emicrania nel 74% dei soggetti in regime chetogenico rispetto al mese precedente, e soltanto dell’8,5% per i pazienti in regime dietetico ipocalorico. Questo ha suggerito che la chetogenica potrebbe essere un’utile strategia terapeutica e preventiva per l’emicrania.
Durante il regime di dieta chetogenica viene sensibilmente ridotto l’apporto di tutti quei cibi che contengono elevate quantità di amidi e zuccheri, che non possono superare i 30 gr al giorno. La quota proteica è invece compresa tra l’1 e l’1,4 gr per Kg di peso. Tutto il resto delle calorie viene compensato dai grassi di buona qualità. Un’alimentazione chetogenica prevede il consumo di carne, pesce, uova, semi oleosi e frutta secca e verdure, e tanta tanta acqua per eliminare i corpi chetonici in eccesso.
Potrebbero essere sufficienti uno o due mesi di chetogenica per ridurre gli attacchi di emicrania, e passare poi gradualmente a un percorso nutrizionale a basso indice glicemico.
La dieta chetogenica non è una dieta fai-da-te, ma richiede sempre l’intervento di personale specializzato. Chi soffre di emicrania deve affrontare la dieta con il supporto di un professionista preparato, che sappia indicare il protocollo corretto, in modo da ottenere il miglior risultato possibile senza incorrere in fastidi o problemi.
Fonti
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- Masood W., Annamaraju P., Uppaluri KR. – Ketogenic Diet – StatPearls, 2022;
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