L’endometriosi è una patologia multifattoriale complessa, ancora poco conosciuta e sottodiagnosticata che colpisce in Italia 3 milioni di donne.
Il sintomo principale dell’endometriosi è il dolore, che può arrivare ad essere invalidante e compromettere la qualità della vita. Si tratta di un dolore pelvico cronico presente soprattutto durante il ciclo mestruale che può accompagnarsi a dolore ovarico intermestruale, dolore all’evacuazione, dolore lombare, dolore durante e dopo l’atto sessuale, stanchezza cronica e talvolta sintomi tipici dell’intestino irritabile con gonfiore addominale e alvo alterno. Tuttavia, una minoranza di donne può essere addirittura asintomatica.
L’alimentazione gioca un ruolo importante nel ridurre lo stato infiammatorio, la dolorabilità, la stanchezza cronica e nel migliorare la fertilità. Poiché l’endometriosi è una patologia con una forte componente infiammatoria l’alimentazione dovrà puntare a ridurre l’infiammazione.
Vediamo quindi quali sono i principali capisaldi.
I mediatori della risposta infiammatoria sono le prostaglandine che derivano dagli acidi grassi essenziali omega-3 e omega-6, esistono diverse famiglie di prostaglandine, alcune di esse sono pro-infiammatorie ed altre anti-infiammatorie, le prostaglandine anti-infiammatorie vengono prodotte principalmente dagli acidi grassi omega-3, mentre quelle pro-infiammatorie derivano essenzialmente dagli omega-6. È consigliabile quindi aumentare il consumo di alimenti ricchi di omega-3 e diminuire quelli ricchi di omega-6. Il rapporto ideale tra omega 6 e omega 3 nella nostra dieta è di 4:1 tuttavia nella maggioranza della popolazione tale rapporto è di 13:1, segno di un’alimentazione troppo sbilanciata verso gli omega-6.
Aumentare il consumo di alimenti contenenti omega-3 come il pesce pescato e diminuire tutti quegli alimenti che contengono omega-6 come l’olio di girasole (il cui rapporto è addirittura di 71:1) ampiamente utilizzato nei prodotti da forno, nei prodotti confezionati, nelle merendine, nei biscotti…quindi controlliamo le etichette! Attenzione anche a scegliere fonti proteiche di qualità poiché quelle derivanti da allevamenti intensivi hanno un più alto contenuto di omega-6 e un più basso contenuto di omega-3, più studi confermano che passando dall’allevamento al pascolo a quello intensivo si assiste a una notevole diminuzione degli omega-3, il contenuto dipende fortemente da cosa consuma l’animale.
Un’adeguata ripartizione dei carboidrati è di fondamentale importanza per garantire un’efficace secrezione di insulina, va ricordato infatti che i picchi insulinici promuovono l’infiammazione. Attenzione quindi non solo agli zuccheri ma anche ai latticini che sono alimenti insulinogenici e al carico glicemico complessivo del pasto.
È utile apportare sostanze antinfiammatorie come curcuma, zenzero, verdura cruda e garantirsi un buon apporto di alimenti contenenti vitamina A, C, E e magnesio.
Si tratta di sostanze che mimano l’azione dei nostri ormoni, interferendo con la produzione ormonale e sono considerati responsabili anche dello sviluppo e della progressione dell’endometriosi. Purtroppo sono molto diffusi: dallo scatolame in latta, alle plastiche, ai pesci di grande taglia, ai pesticidi. Anche la soia è considerata un interferente endocrino e andrebbe evitata in caso di endometriosi.
Un recente studio prospettico di coorte condotto su 81.908 partecipanti ha riscontrato un aumento del rischio del 56% nelle donne che consumavano più di 2 porzioni al giorno di carne rossa rispetto a coloro che ne consumavano meno di una porzione a settimana.
Spesso le donne con endometriosi presentano anche sintomi tipici dell’intestino irritabile con gonfiore, alterazioni dell’alvo con stipsi, diarrea o entrambe e disbiosi. A questo proposito si è rivelato utile soprattutto nel pre-ciclo, limitare alcuni alimenti che possono accentuare la sintomatologia. In questi casi anche un’alimentazione low fodmap può essere benefica: uno studio condotto su 170 donne evidenzia un significativo miglioramento dei sintomi intestinali nel 72% delle partecipanti.
Da non trascurare, in caso di endometriosi, è il ruolo della vitamina D che possiede proprietà antiproliferative, antinfiammatorie e immunomodulanti; fondamentale è quindi valutare i suoi livelli attraverso analisi ematiche e procedere se carente, come spesso accade, ad un adeguata integrazione. Inoltre, la vitamina D è di fondamentale importanza nella fertilità, più studi dimostrano che avere livelli sierici di 50-60 ng/ml migliora le possibilità di concepimento sia nel caso di una gravidanza naturale sia in un percorso di PMA.
Infine, l’alimentazione per l’endometriosi deve adattarsi alla donna, alla sua sintomatologia, alla sua storia clinica ma anche alle sue esigenze sociali e lavorative.
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