La dieta non gioca un ruolo marginale nelle IBD, ma può anche avere un effetto terapeutico, in quanto può direttamente influenzare la mucosa del tratto gastrointestinale che ha la funzione di proteggere l’epitelio dal contenuto luminale, modulando così la cascata infiammatoria alla base della malattia.
I più recenti studi mostrano una relazione tra alimentazione, sintomi e flogosi intestinale.
Sono disponibili diverse diete, come la dieta a basso contenuto di FODMAP (low-fermentable oligosaccharide, disaccharide, monosaccharide, and polyol) e la dieta anti-infiammatoria IBD-AID.
Nella fase acuta della malattia, è imperativo mantenere un adeguato apporto calorico-proteico per prevenire le complicanze legate alla malnutrizione e al deficit di micronutrienti.
Il supporto nutrizionale mira ad evitare quei prodotti che possono aggravare la sintomatologia, quali scorie, zuccheri raffinati, grassi e alcool, incrementando l’apporto di liquidi.
Nelle fasi di quiescenza si suggerisce di seguire un’alimentazione iperproteica e normo-lipidica a dieta libera, facendo un uso equilibrato di carboidrati con normale quota di fibre per favorire l’adeguato fabbisogno energetico e il mantenimento della remissione.
Non da meno è indispensabile un’adeguata idratazione (8/10 bicchieri di acqua/gg).
Per ovviare ai sintomi funzionali che in genere caratterizzano l’intestino irritabile ma di sovente si sovrappongono alle coliti, è consigliabile una dieta a basso contenuto di FODMAP (low-fermentable oligosaccharide, disaccharide, monosaccharide, and polyol) la quale presuppone che i diversi tipi di carboidrati, poco assorbiti nell’intestino tenue, vadano incontro a fermentazione da parte dei batteri intestinali incrementando sintomi quali gonfiore, distensione, crampi e diarrea.
Condotta generalmente per 6-8 settimane, trascorse le quali i vari alimenti possono essere reintrodotti in base alla tolleranza del soggetto, ha mostrato un miglioramento nella forma delle feci e nella frequenza di evacuazione in pazienti con IBD.
In aggiunta utile è l’integrazione orale o parenterale di talune deficienze identificate (Fe, Ca, Mg, K, oligoelementi, vitamina B12 e B9, vitamina D) e il consumo di probiotici che agendo sulla flora batterica intestinale impediscono la proliferazione e adesione di batteri responsabili della flogosi.
In conclusione la dieta deve essere personalizzata ricordando che nelle MICI il fabbisogno energetico è di 35 kcal/kg/gg, quello proteico di 1,5 kcal/kg/gg e quello glucidico rappresenta il 50-60% delle calorie totali.
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