La sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) è un disturbo comune che colpisce le donne in età riproduttiva.
In generale, per la diagnosi di PCOS devono essere soddisfatti due criteri, come oligoovulazione/anovulazione, iperandrogenismo e ovaio policistico all’ecografia.
Tuttavia, il suo fenotipo è accompagnato da una gamma molto più ampia di caratteristiche riproduttive (disfunzione ovulatoria, morfologia dell’ovaio policistico, infertilità), endocrine (iperandrogenismo, livello di gonadotropine alterato) e metaboliche (metabolismo del glucosio, sensibilità all’insulina, profilo lipidico).
Recenti studi clinici e sperimentali hanno riportato che la carenza vitamina D tra le donne contribuisce a vari disturbi associati alla PCOS. A nostra conoscenza, lo stato di vitamina D sierico basso causa disregolazione nel metabolismo del calcio che può inibire la maturazione follicolare e l’ovulazione nelle donne con PCOS. Il livello ridotto di vitamina D riduce anche l’attività e l’espressione dell’aromatasi, che compromette la conversione degli androgeni in estrogeni. A sua volta, l’aumento della concentrazione di androgeni blocca la maturazione follicolare prima dell’ovulazione e porta alla comparsa di cisti ovariche. Inoltre, la carenza di vitamina D è significativamente associata a una maggiore resistenza all’insulina e a un livello inferiore di lipoproteine ad alta densità nei pazienti con PCOS.
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