I rischi della dieta chetogenica per i reni, tra falsi miti e realtà

Categoria: 
  • Dieta Chetogenica

Quali sono (se ci sono) i rischi di una dieta chetogenica? In questo articolo vorrei sfatare il falso mito che la dieta chetogenica sia pericolosa soprattutto per la funzionalità renale.

Vi è una convinzione diffusa che la chetogenica sia una dieta iperproteica particolarmente dannosa per i reni. Niente di più sbagliato. E non soltanto perché il protocollo VLCKD (Very Low Calories Ketogenic Diet) si basa su un regime normoproteico.

La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità è intervenuta nel sottolineare la sicurezza di questo regime dietetico.

La verità è che in tanti parlano della dieta chetogenica, dei suoi pro e dei suoi contro, ma sono in pochi a conoscerla davvero. C’è appunto chi la confonde erroneamente con una dieta iperproteica, chi sostiene che una dieta chetogenica fa male ai reni e al fegato.

Ma si tratta per lo più di affermazioni senza fondamento scientifico. In questo articolo, quindi, cercherò di fare chiarezza su tutti quei falsi miti che aleggiano intorno alla keto diet, mettendo in evidenza, invece, quali sono i suoi effetti benefici per l’organismo.

Rischi della dieta chetogenica: realtà o ingiustificata diffidenza?

Negli ultimi anni l’interesse per le diete chetogeniche è aumentato esponenzialmente. Ma come spesso accade, quando un argomento suscita attenzione positiva, viene anche messo al centro di critiche talvolta ingiustificate.

È ciò che accade alla chetogenica, la cui natura è fin troppo fraintesa e demonizzata per i rischi – spesso esagerati – che le vengono ascritti.

Faccio una doverosa premessa. Una dieta chetogenica si basa sulla capacità dell’organismo umano di impiegare come fonte energetica le riserve lipidiche quando viene a ridursi la disponibilità di carboidrati, mediante la formazione dei cosiddetti corpi chetonici.

Normalmente, infatti, il nostro corpo produce energia dal glucosio che ricava dai carboidrati introdotti con l’alimentazione. Tagliare drasticamente l’apporto di carboidrati, spinge l’organismo a utilizzare i grassi come fonte alternativa, riducendo al contempo l’eventuale uso a scopo energetico delle proteine, preservando la tenuta della massa magra.

Questo regime alimentare quindi è basato su un basso apporto di carboidrati a fronte di un alto contenuto di grassi, inseriti in un rapporto bilanciato con le proteine.

Una ricerca americana avrebbe messo in luce i rischi a lungo termine che una dieta chetogenica potrebbe avere per l’organismo umano. Lo studio condotto da un gruppo di ricercatori del Physicians Committee for Responsible Medicine evidenzierebbe che i rischi di malattie croniche sarebbero superiori ai benefici.

In linea di massima, tra i rischi a lungo termine più comuni associati alla dieta chetogenica ci sono:

  • Carenza di sostanze nutritive;
  • Anemia;
  • Problemi al fegato;
  • Aumento del colesterolo LDL;
  • Insufficienza renale.

È proprio sulla salute dei reni che si concentrano le preoccupazioni maggiori. Nei soggetti sani, il maggiore rischio è lo sviluppo di calcoli renali, dovuto a un eccesso di grassi di origine animale e in ridotto contenuto di frutta e verdura.

L’acidosi provocata dalla chetogenica potrebbe abbassare i livelli di citrato urinario e di pH aumentando quelli di calcio. Inoltre, potrebbero manifestarsi albuminuria e proteinuria, due condizioni che deteriorano la funzionalità dell’organo, aumentando il rischio di una malattia renale cronica.

Sempre secondo la citata ricerca americana, i soggetti con CKD (Chronic Kidney Disease), alcune diete chetogeniche ad alto contenuto proteico favorirebbero lo sviluppo di iperfiltrazione e acidosi metabolica che peggiorano le condizioni di insufficienza renale cronica.

La diffidenza che talvolta aleggia attorno a questo regime alimentare riguarda proprio l’apporto di proteine. Esistono svariati protocolli chetogenici dove il contenuto proteico varia sensibilmente. Non è possibile dunque fare di tutta l’erba un fascio.

E del resto ogni regime dietetico comporta una percentuale di rischio, ma solo se non eseguito correttamente e senza il controllo costante di un professionista della nutrizione.

Uno dei falsi miti che vorrei sfatare oggi è proprio quello che riguarda la pericolosità di questo regime alimentare per la corretta funzione renale. La dieta chetogenica fa davvero così male come alcuni sostengono?

Continua a leggere il prossimo paragrafo.

La dieta chetogenica fa male ai reni: cosa dicono le ricerche scientifiche

Nel paragrafo precedente ti ho portato all’attenzione uno studio che analizza i rischi di una chetogenica per i reni. Come nelle regole di un contraddittorio, adesso vorrei ribaltare la questione, illustrando invece quegli studi che sostengono esattamente il contrario.

Il documento ufficiale WHO Technical Report Series 935, intitolato “Fabbisogno di proteine e aminoacidi nella nutrizione umana dell’OMS, esplicita un punto essenziale a chiarire la questione.

Nel report viene esplicitamente affermato che: “Il valore accettato per il livello di assunzione sicuro è di 0,83 g/Kg al giorno per le proteine”. Inoltre, continua: “è improbabile che l’assunzione del doppio del livello considerato sicuro (ovvero 1,66 g/pro/kg/die) sia associato a qualsiasi rischio, mentre serve cautela per 3-4 volte il limite sicuro poiché non si può pensare sia esente da rischi.”

Le diete chetogeniche non sono necessariamente ricche di proteine. Se non in rari casi, infatti, superano il limite di apporto proteico del 1,5g/kg/pro/die.

Una chetogenica ben implementata è un regime alimentare sostanzialmente normoproteico, in linea con le principali raccomandazioni delle società scientifiche di dietologia. Inoltre, risponde ai 5 standard di sicurezza ed efficacia richiesti dall’OMS per ogni programma dimagrante:

  1. Assenza di rischi;
  2. Equilibrio nell’apporto di minerali e vitamine essenziali;
  3. Essere abbastanza restrittiva, così da ottenere un deficit calorico efficace;
  4. Miglioramento dello stato di salute e della qualità della vita;
  5. Essere inclusa in un programma globale di gestione del peso.

Tornando alla salute dei reni, diversi studi su piani alimentari chetogenici classici non hanno mostrato in realtà effetti collaterali particolarmente negativi da un punto di vista clinico.

Il presupposto sbagliato di molte ricerche scientifiche è quello di identificare le diete chetogeniche con diete iperproteiche (cosa non sempre corretta). Ecco che allora i rischi di questo approccio dietetico sono quelli di un possibile danno renale.

Di contro, altri studi condotti su topi per esempio hanno dimostrato che la VLCKD può anche causare una regressione della nefropatia diabetica.

Non c’è ampio accordo tra gli studi. Le evidenze scientifiche maturate da modelli di studio umani e animali, si dividono tra chi sostiene la possibilità di danni renali e chi, invece, afferma che elevati livelli di proteine nella dieta lasciano intatta la funzionalità renale.

Per quanto riguarda la possibile acidosi durante la VLCKD, poiché la concentrazione di corpi chetonici non supera mai 8 mmol/l10, il rischio è praticamente inesistente soprattutto nei soggetti con normale funzione insulinica.

Dieta chetogenica e reali effetti positivi sulla funzionalità del rene

Voglio concludere questo articolo riportando i risultati di una ricerca che compie un ulteriore passo in avanti rispetto ai presunti rischi della dieta chetogenica per i reni.

Si tratta dello studio dal vivo intitolato Dieta chetogenica a bassissimo contenuto calorico: uno strumento sicuro ed efficace per la perdita di peso nei pazienti con obesità e insufficienza renale lieve”, condotto per 3 mesi su 92 pazienti obesi.

Il regime dietetico previsto da questo studio era caratterizzato da un apporto calorico di circa 500-800 Kcal giornaliere, <20 g/die di carboidrati, 1-1,5 g/Kg/die di proteine e 15-30 g di grassi al giorno.

Il risultato più interessante dal punto di vista clinico è stato che almeno il 27% dei soggetti del gruppo di studio con funzione renale leggermente alterata (GFR 60-90 o stadio 2 CRI), ha recuperato la condizione di partenza aumentando la velocità di filtrazione glomerulare a un valore superiore a 90 ml/min/kg2.

Le VLCKD rappresentano uno strumento efficace nella strategia per la perdita e il mantenimento del peso. Nel caso di pazienti con insufficienza renale questo regime alimentare va utilizzato con le dovute precauzioni.

Ciò vuol dire consultare un medico specializzato in nutrizione che verificherà il tuo stato di salute e appronterà un piano nutrizionale adeguato alle tue condizioni di partenza e agli obiettivi che vuoi raggiungere.

Fonti:

  • WHO, FAO, UNU Expert – Protein and Amino Acid requirements in human nutrition – 2002;
  • Lee Crosby, Brenda Davis, Shivam Joshi, Meghan Jardine, Jennifer Paul, Maggie Neola and Neal D. Barnard – Ketogenic Diets and Chronic Disease: Weighing the Benefits Against the Risks – Frontiers in Nutrition, 2021;
  • A. Paoli, A. Rubini, J. S. Volek & K. A. Grimaldi – Beyond weight loss: a review of the therapeutic uses of very-low-carbohydrate (ketogenic) diets – European Journal of Clinical Nutrition, 2013;
  • Michal M. Poplawski, Jason W. Mastaitis, Fumiko Isoda, Fabrizio Grosjean, Feng Zheng, Charles V. Mobbs – Reversal of Diabetic Nephropathy by a Ketogenic Diet – Plos One, 2011;
  • Adriano Bruci,1 Dario Tuccinardi,2 Rossella Tozzi, Angela Balena, Silvia Santucci, Riccardo Frontani, Stefania Mariani, Sabrina Basciani,Giovanni Spera,Lucio Gnessi,Carla Lubrano, & Mikiko Watanabe – Very Low-Calorie Ketogenic Diet: A Safe and Effective Tool for Weight Loss in Patients with Obesity and Mild Kidney Failure – Nutrients, 2020.