Quale è il rapporto tra obesità e fertilità nelle donne?

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  • Alimentazione e donna

Sono molti i fattori connessi allo stile di vita che possono contribuire in negativo alla fertilità delle donne. Tra questi, un’alimentazione sbagliata connessa a una condizione di sovrappeso o obesità gioca un ruolo molto importante.

Utilizzando come criterio diagnostico l’indice di massa corporea (BMI: peso in Kg/ altezza in m2), una donna si può definire obesa con un body mass index maggiore di 30.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità circa 300 milioni di persone nel mondo sono obese. In Italia oltre un milione di persone soffre di obesità grave (BMI maggiore o uguale a 35), circa il 2,3% degli adulti, con le donne maggiormente colpite.

In un precedente articolo ti ho illustrato quali sono i rischi connessi a una condizione di obesità. Senza alcun dubbio, anche l’infertilità può essere considerata una conseguenza diretta di questa patologia.

Del resto, è noto fin dai tempi di Ippocrate che l’eccesso di grasso interferisce negativamente con il ciclo mestruale e l’ovulazione, causando difficoltà nel concepimento.

Anche diversi studi più recenti lo evidenziano, dimostrando proprio come l’obesità sia tra le cause del ritardo di concepimento. Altri, invece, sostengono come le donne con BMI superiore a 32 Kg/m2 abbiano una probabilità fino a tre volte maggiore di infertilità anovulatoria, ma anche come nelle donne sub-fertili con cicli ovulatori la probabilità di una gravidanza spontanea diminuisce del 5% per ogni unità di incremento del BMI.

Il meccanismo fisiologico attraverso cui l’obesità influisce negativamente sulla fertilità di una donna è continuamente oggetto di ricerche, dal momento che si tratta di un meccanismo piuttosto complesso e multifattoriale.

In questo articolo, quindi, cercherò di spiegarti il ruolo dell’adipe in eccesso sulla fecondità femminile e come intervenire con una strategia nutrizionale efficace.

Obesità e infertilità femminile, che legame c’è?

L’American Society of Reproductive Medicine Practice Committee definisce l’infertilità come il mancato concepimento dopo 12 o più mesi di tentativi di fecondazione naturale.

Si tratta di un problema crescente nella società moderna che – secondo una stima dell’OMS – colpisce circa 50-80 milioni di donne nel mondo, con una incidenza che in diversi casi può arrivare fino a circa il 50% di tutte le donne.

Endometriosi, infezioni delle tube, fattori cervicali e/o uterini, Sindrome dell’ovaio policistico. Sono alcuni dei fattori che influiscono negativamente sulla fertilità di una donna. Ma in tempi più recenti anche lo stile di vita e le scelte alimentari sono state considerati come aspetti patogenetici.

Ma in che modo l’obesità o più in generale uno stato metabolico alterato agisce sulla salute riproduttiva di una donna in età fertile?

Il ruolo chiave è svolto dal tessuto adiposo, un vero e proprio organo endocrino-metabolico capace di influire sulla secrezione e la biodisponibilità degli ormoni sessuali.

La produzione di gameti, ovociti e ormoni sessuali che supportano una gravidanza è regolata da fattori endocrini. Un’alterazione dell’equilibrio naturale può provocare direttamente o indirettamente infertilità.

In presenza di obesità e in particolare di eccesso di grasso viscerale addominale si assiste ad una condizione di insulino e leptino resistenza accompagnata a livelli bassi di adiponectina. Ciò contribuisce a creare un’alterazione dell’asse ipotalamico ipofisario ovarico che a sua volta determina:

  1. Riduzione della sintesi della proteina SHBG;
  2. Incremento della produzione di testosterone;
  3. Modifica della sintesi di 17βestradiolo e progesterone.

La diminuzione dei livelli circolanti della proteina legante gli ormoni sessuali (SHBG) – in particolare testosterone e diidrotestosterone – implica, nelle donne con adiposità addominale in eccesso una maggiore percentuale di testosterone libero. La conseguenza è una condizione di iperandrogenismo e di cicli mestruali anovulatori.

Allo stesso modo un’alterazione nella produzione di progesterone e 17βestradiolo influiscono negativamente sul ciclo mestruale ma anche nel mantenimento delle prime fasi di una gravidanza.

La condizione di insulino resistenza poi altera la sintesi e il rilascio dell’ormone luteinizzante (LH) e dell’ormone follicolo stimolante (FSH), influendo anche sulla steroidogenesi ovarica. Tutto ciò determina una scarsa qualità di ovociti, follicoli ed endometrio e, di conseguenza, sulla capacità di riproduzione.

Anche bassi livelli di adiponectina influiscono negativamente sulla stimolazione a livello ovarico della steroidogenesi, determinando grosse difficoltà ad esempio nello sviluppo pre-impianto dell’embrione e nella ricettività dell’utero. Aspetti questi che potrebbero rendere difficoltosi anche eventuali trattamenti di concepimento assistito.

Qual è la soluzione a questo problema? Sono tanti gli studi che concordano sull’efficacia di una dieta mirata ad una perdita di peso, come vedremo nel prossimo paragrafo.

Quali sono i benefici della perdita di peso per le donne fertili

La perdita di peso sembrerebbe migliorare gli esiti riproduttivi e la fertilità della donna nel suo complesso, perché:

  1. Regolarizza i cicli mestruali;
  2. Migliora il profilo ormonale;
  3. Aumenta le probabilità di ovulazione spontanea e concepimento.

Basterebbe un minimo calo ponderale, intorno al 5-10% rispetto al peso iniziale, per assistere a miglioramenti significativi della fertilità e di parametri endocrini a essa connessi.

Il calo ponderale ovviamente implica una sostanziale modifica nello stile di vita abituale, ovvero:

  • Riduzione delle condizioni di stress;
  • Attività fisica;
  • Restrizione calorica.

Svolgere un’attività fisica regolare, anche a basso impatto come una camminata a passo sostenuto per mezz’ora al giorno, è già sufficiente a scaricare le tensioni e a tenere sotto controllo il peso corporeo.

Tuttavia, è sempre necessario affiancare ad una terapia dietetica che nella donna obesa dovrebbe avere innanzitutto lo scopo di correggere abitudini alimentari sbagliate. Al di là del regime alimentare, l’obiettivo è quello raggiungere e mantenere nel tempo un peso corporeo che non sia dannoso per la salute in generale.

La scelta della tipologia di dieta più idonea da seguire per una paziente obesa in età fertile va fatta da un professionista valutando attentamente la situazione clinica, i fattori di rischio associati e gli obiettivi di peso da raggiungere.

Nell’ambito di una terapia dietetica rivolta a migliorare la fertilità femminile, la dieta chetogenica si è dimostrata particolarmente efficace nella stabilizzazione del metabolismo e nel favorire il calo ponderale.

Dieta chetogenica e fertilità della donna

L’obesità è una condizione patologica associata a uno stato infiammatorio che influenza tutti quei meccanismi coinvolti nella differenziazione e nella maturazione degli ovociti. L’eccesso di tessuto adiposo abbassa il potenziale di fertilità nelle donne perché altera i principali meccanismi degli organi riproduttivi regolati dall’asse ipotalamo ipofisi ovarico.

Il trattamento dell’obesità, dunque, rappresenta una delle prime strategie da mettere in atto per ripristinare la corretta funzione riproduttiva femminile.

La dieta chetogenica può considerarsi uno straordinario alleato per la fertilità delle donne.Questo regime alimentare a basso contenuto di carboidrati e alto contenuto di grassi insaturi e proteine permette di:

  • Dimagrire in modo sano e rapido;
  • Migliorare l’equilibrio ormonale.

L’obesità si associa spesso alla condizione di insulino-resistenza che – come abbiamo visto in precedenza – influisce anche sui meccanismi riproduttivi.

In una condizione simile le cellule resistenti all’insulina non riescono più a metabolizzare correttamente lo zucchero nel sangue creando uno squilibrio metabolico che può essere la causa di infiammazioni e disfunzioni dell’intero sistema riproduttivo.

Una dieta Keto, grazie alla bassa quantità di carboidrati determina nell’organismo uno stato di chetosi, spingendolo a utilizzare grassi come fonte primaria di energia, anzichè il glucosio.

Abbassando i livelli di insulina, la dieta chetogenica contribuisce anche a regolarizzare la sintesi degli ormoni sessuali, garantendo quindi il corretto andamento del ciclo ovulatorio e aumentando le possibilità di concepimento.

Lo stato di chetosi, infatti, aumenta le proteine SHBG leganti gli ormoni sessuali e questo si traduce in un ridotto livello di testosterone libero in circolo, e in un miglioramento nel rapporto tra ormone luteinizzante (LH) e ormone follicolo-stimolante (FSH).

Ciò favorisce non solo lo sviluppo follicolare ma anche la qualità ovocitaria e le probabilità di riuscita di impianto.

Non è un caso che protocolli di dieta VLKCD vengano suggeriti alle donne che intraprendono un percorso di fecondazione in vitro, poiché:

  1. Migliora qualità e numero di ovociti utilizzabili al momento del pick-up;
  2. Aumenta le probabilità che un numero maggiori di embrioni arrivino allo stadio di blastocisti;
  3. Favorisce l’attecchimento e la crescita degli embrioni;
  4. Incrementa il tasso di buona riuscita della gravidanza.

La strategia chetogenica è in grado di aumentare anche la fertilità maschile, aumentando di molto le probabilità di concepimento per una coppia.

Come per ogni protocollo dietetico però è necessario un consulto con un esperto che sappia indirizzare verso il percorso migliore in base alle condizioni cliniche di partenza.

Fonti

  • D C Gesink Law , R F Maclehose, M P Longnecker – Obesity and time to pregnancy – Hum. Reprod. 2007 Feb;
  • Jan Willem van der Steeg, Pieternel Steures, Marinus J C Eijkemans, J Dik F Habbema, Peter G A Hompes, Jan M Burggraaff, G Jur E Oosterhuis, Patrick M M Bossuyt, Fulco van der Veen, Ben W J Mol – Obesity affects spontaneous pregnancy chances in subfertile, ovulatory women – Hum. Reprod. 2008 Feb;
  • Christopher J Brewer, Adam H Balen – The adverse effects of obesity on conception and implantation – Reproduction. 2010 Sep;
  • Willem Ombelet, Ian Cooke, Silke Dyer, Gamal Serour, Paul Devroey – Infertility and the provision of infertility medical services in developing countries – Hum Reprod Update. Nov-Dec 2008;
  • Erica Silvestris, Giovanni de Pergola, Raffaele Rosania,Giuseppe Loverro – Obesity as disruptor of the female fertility – Reprod Biol Endocrinol. 2018.