Ruolo dell’infiammazione duodenale nella Dispepsia funzionale

Categoria: 
  • Salute e alimentazione

La dispepsia funzionale (FD) è tra i disturbi gastrointestinali funzionali più comuni, che può compromettere e incidere negativamente sulla qualità della vita di chi ne soffre.

Si tratta di una condizione tanto fastidiosa quanto difficile da ascrivere a un quadro di cause ben precise. Tutti i sintomi della FD provengono dalla regione gastroduodenale. Ciò classifica la patologia come un disturbo dell’interazione cervello-intestino privo di alterazione strutturale, secondo i criteri di Roma.

Alla diagnosi di dispepsia, infatti, si arriva soltanto dopo aver escluso l’esistenza di una lesione o un danno strutturale a carico dell’apparato gastrointestinale.

Ecco perché è definita come malattia “funzionale”: non c’è un danno evidente all’organo coinvolto (apparato digerente), ma un’alterazione della sua funzionalità.

Come vedremo anche in seguito, la complessità di questa sindrome indica che potrebbero esserci diversi trigger scatenanti che rendono anche limitata l’efficacia dei trattamenti disponibili. Tra le potenziali cause della dispepsia ci sono ad esempio:

  • Helicobacter Pylori (batterio presente nel muco gastrico);
  • Ulcera gastrica;
  • Gastrite;
  • Uso di medicinali;
  • Cattive abitudini alimentari;
  • Obesità.

Le attuali ricerche scientifiche però vanno nella direzione di una neurofisiopatologia gastroduodenale interrotta, come probabile origine dei sintomi dispeptici.

Studi recenti, infatti, avrebbero dimostrato che i contenuti duodenali, incluso il microbioma duodenale, i patogeni e l’allergia possano essere fattori scatenanti della FD.

Inoltre, le risposte sistemiche dell’aumento dei linfociti circolanti e delle citochine pro infiammatorie, ma anche l’infiammazione duodenale di basso grado è stata osservata in molti casi di insorgenza di sindrome dispeptica, sia in quelli con che quelli senza una precedente gastroenterite documentata.

In questo articolo cercherò di spiegare che cos’è la dispepsia, approfondendo il legame che intercorre tra la patologia e la condizione infiammatoria del duodeno, soffermandomi anche sui possibili approcci nutrizionali mirati al sollievo dei sintomi.

Continua a leggere.

Cos’è la Dispepsia Funzionale

La sindrome dispeptica funzionale è una condizione tanto comune quanto eterogenea, un complesso sintomatologico cronico ascrivibile a una sorta di mega-sindrome, che – sulla base dei criteri di Roma IV, comprende a sua volta:

  1. La sindrome da dolore epigastrico (definita anche come dolore epigastrico o bruciore epigastrico);
  2. La sindrome da distress postprandiale (anche detta dispepsia prostprandiale che provoca un fastidioso senso di pienezza postprandiale o sazietà precoce).

In assenza di lesioni e danni strutturali e mancando una malattia organica, metabolica o sistemica a spiegare i sintomi, si ritiene che questa patologia possa derivare dalla regione 

gastroduodenale. Le disfunzioni motorie gastroduodenali, infatti, sono risultate prevalenti in circa il 20-30% dei pazienti con FD.

Il duodeno regola la secrezione acida dallo stomaco e l’assorbimento dei nutrienti nell’intestino tenue.

Nei pazienti che soffrono di dispepsia non sono state riscontrate anomalie strutturali o biochimiche che ne spieghino i sintomi cronici. Tuttavia, alcune ricerche recenti hanno fornito prove del ruolo dell’infiammazione cronica di basso grado del duodeno nella fisiopatologia della FD.

Prima di illustrare le possibili strategie nutrizionali, vediamo meglio che relazione c’è tra l’infiammazione duodenale e i disturbi dispeptici.

Qual è il ruolo dell’infiammazione del duodeno nella dispepsia cronica

Similmente alla sindrome dell’intestino irritabile (IBS), anche quella dispeptica è un disturbo dell’interazione intestino-cervello (DGBI) che coinvolge diversi meccanismi patologici tra cui l’interruzione della normale funzione sensomotoria del tratto gastrointestinale.

I sintomi della patologia, infatti, originano dalla regione gastroduodenale (la parte tra la fine dello stomaco e l’inizio dell’intestino) a causa di un’alterata interazione cervello-intestino ma senza la presenza di una disfunzione strutturale.

Insorgenza e persistenza dei sintomi, come ho anticipato potrebbero dipendere anche da una risposta fisio-patologica determinata dall’aumento di linfociti circolanti e di citochine pro-infiammatorie, nonché l’infiammazione di basso grado del duodeno.

Questo quadro infiammatorio è caratterizzato da un infiltrato di eosinofili nel duodeno e di mastociti che possono, insieme o separatamente, svolgere un ruolo determinante della patologia dispeptica funzionale.

L’infiammazione di basso grado nei pazienti con FD può provocare una compromissione localizzata delle anomalie motorie-sensoriali dell’asse neurale gastrointestinale e della disregolazione neuroimmunologica.

A ciò, prove recenti suggeriscono anche importanti modificazioni quantitative e/o qualitative del microbiota gastroenterico e, dunque, la possibile implicazione della disbiosi intestinale con l’aggravamento della sintomatologia.

Il microbioma svolge un ruolo:

  • nell’omeostasi intestinale;
  • nell’integrità della barriera epiteliale;
  • nella modulazione delle vie del sistema immunitario della mucosa.

Un’alterazione della sua composizione e di questi meccanismi potrebbe essere all’origine della patogenesi della FD. Sebbene sia da precisare che tutte le ricerche in tale direzione siano ancora ad uno stato embrionale e mancano, dunque, conferme, del possibile legame. Tuttavia, non va esclusa a priori la possibilità.

Tra i fattori che influenzano la composizione microbica del tratto gastrointestinale vi è sicuramente anche la dieta. Per esempio, in alcuni soggetti, gli antigeni alimentari (come le proteine ​​del grano) potrebbero svolgere un ruolo chiave nell’induzione dell’infiammazione duodenale e della dispepsia.

Questo apre di fatto la possibilità ad approcci terapeutici basati sull’alimentazione quotidiana, in grado di mitigare gli effetti del disturbo.

Approccio nutrizionale alla sindrome dispeptica: i miei consigli

La dispepsia non ha una cura vera e propria. Le opzioni terapeutiche attuali, infatti, sono limitate al sollievo dei sintomi derivanti dai disordini dispeptici.

Molti pazienti riferiscono di sintomi della dispepsia correlati soprattutto al momento dei pasti, come pienezza, gonfiore, bruciore epigastrico, nausea ed eruttazioni.

Dunque, è altamente probabile che le abitudini alimentari e dietetiche, ma anche modelli di assunzione di nutrienti ed eventuali intolleranze a cibi o macronutrienti, possano indurre e/o aggravare i sintomi dispeptici.

Un recente studio sistematico ha mostrato come il grasso alimentare sia associato all’insorgenza della dispepsia dopo un pasto, Lo stesso studio ipotizza come Grano e proteine del glutine in particolare possano anche costituire un fattore di rischio per la FD e che l’astinenza da questi cibi ne possa migliorare i sintomi.

Si tratta di teorie che richiedono ancora ulteriori indagini sui meccanismi associati alle dispepsie e all’infiammazione del duodeno.

Tuttavia, basandosi su quanto dimostrato finora è fondamentale per i soggetti dispeptici:

  1. Limitare il consumo di alcool e bibite gassate;
  2. Ridurre l’apporto di sale e grassi alimentari;
  3. Evitare cioccolata, spezie, piccante e caffeina;
  4. Non eccedere con il consumo di cibi acidi (agrumi, pomodori);
  5. Adottare uno stile alimentare gluten-free;
  6. Evitare alimenti FOODMAP (oligosaccaridi fermentabili, disaccaridi, monosaccaridi e polioli, come latte, formaggi freschi e alcune tipologie di frutta e verdura).

In pratica vanno evitati tutti quei cibi che possono irritare la mucosa gastrica acutizzando sintomi di bruciore, pienezza e cattiva digestione.

Seguire una dieta equilibrata e bilanciata è sicuramente il primo consiglio che posso suggerire se sei un paziente dispeptico. Ma accanto a corrette strategie nutrizionale

Ma è altrettanto importante adottare buone abitudini alimentari come, per esempio, masticare bene e lentamente durante il pasto o bere più acqua lontano da pranzo e cena, e meno durante i pasti principali.

In caso di dispepsia acuta altri ottimi rimedi sono le tisane, in particolare quelle a base di finocchio, zenzero, camomilla e limone.

A questo si aggiunge uno stile di vita sano e privo di stress, con una buona dose quotidiana di attività fisica.

Se soffri di dispepsia funzionale contattami per un consulto sulla migliore strategia nutrizionale da seguire.

E ricorda sempre che ogni dieta terapeutica di eliminazione – soprattutto se a lungo termine – deve essere valutata in sede diagnostica da un nutrizionista esperto per evitare di incorrere in carenze nutrizionali.

Fonti