Chetoni Esogeni: tutti ne parlano, tutti li vogliono

Categoria: 
  • Dieta Chetogenica

Ultimamente si è sentito spesso parlare di chetoni esogeni, ma a cosa servono? Vengono utilizzati solo per dimagrire o anche per altro?

Si parla di chetoni esogeni, quasi identificandoli con un magico toccasana e questo fa nascere spontanea la domanda: “Sono davvero utili?”

Di Chetoni esogeni si parla sin dagli anni 60 del secolo scorso, associando il loro benefico utilizzo per il trattamento di alcune patologie neurologiche o come integratori per lo sport. 

La commercializzazione di questi prodotti, negli ultimi anni, è stata talmente forte che si è pensato realmente fossero la risposta a tutti i mali, in particolare che rappresentassero la soluzione per dimagrire senza sforzo, assumendone in grandi quantità. 

Questo particolare interesse di tutto il mondo per i chetoni esogeni, fa sorgere necessaria una riflessione, anche per comprendere se per davvero tutta la celebrità che quest’ultimi portano con sé è meritata o meno. 

In questo articolo cercheremo di capire cosa siano davvero i chetoni esogeni, qual è il loro rapporto con la dieta chetogenica, la vera utilità dei chetoni esogeni e quando sono consigliati, la differenza tra effetti benefici della chetosi ottenuta con la dieta chetogenica e quella ottenuta con i chetoni esogeni. 

 

chetoni esogeni

Approfondiamo partendo dalle basi: che cos’è la chetosi

La chetosi è una condizione naturale e fisiologica del nostro corpo, evolutasi, probabilmente, per garantire la sopravvivenza dei nostri antenati in condizioni di digiuno prolungato. 

In queste situazioni, ormai per fortuna molto lontane dalla nostra realtà, il cervello utilizza i corpi chetonici come carburante, a scapito della riserva più ampia che possiede il nostro organismo, ovvero dal tessuto adiposo. 

Oggi giorno, la chetosi non si ottiene principalmente grazie alla dieta chetogenica, caratterizzata da una forte restrizione del consumo dei carboidrati — in genere inferiore a 20-30 grammi al giorno — e da un aumento, appunto, del consumo di grassi.

La realtà però è che di diete chetogeniche ne esistono di vari tipi e modelli e hanno, di conseguenza, anche ambiti di utilizzo differenti come ad esempio: 

  • Epilessia;
  • Cefalea;
  • Patologie neurodegenerative;
  • Sindrome metabolica;
  • Il miglioramento delle prestazioni sportive;
  • I casi in cui si desidera perdere peso.

Ovviamente ogni dieta è differente a seconda dell’obiettivo che si deve perseguire. Tutte queste tipologie di diete innescano una via metabolica caratteristica delle cellule epatiche, permettendo l’utilizzo dei lipidi per produrre corpi chetonici – piccole molecole che sono avidamente metabolizzate dal cervello, dal cuore e dal tessuto muscolare.

Quali sono i due principali corpi chetonici utilizzati ai fini energetici?

  • L’acetoacetato;
  • Il β-idrossibutirrato.

L’acetone, invece, è la forma che viene eliminata con urine e respirazione, quando la velocità con cui queste sostanze sono prodotte ne supera quella di utilizzo.

La produzione dei chetoni durante un digiuno, una dieta o in seguito a un eccessivo e stancante esercizio fisico è il risultato di una serie di adattamenti a livello di organi e tessuti, legati a variazioni della disponibilità di nutrienti e a cambiamenti nei rapporti tra alcuni ormoni chiave.

In particolar modo abbiamo i seguenti adattamenti:

  • Gli acidi grassi vengono liberati dal tessuto adiposo, con un netto aumento della loro concentrazione plasmatica – un fattore predominante per il controllo della velocità con cui i corpi chetonici sono prodotti dal fegato;
  • La riduzione della glicemia, che si stabilizza rapidamente su valori intorno a 80 mg/dl;
  • La riduzione della concentrazione di insulina, il principale ormone anabolico dell’organismo;
  • L’aumento del rilascio di glucagone, ormone antagonista dell’insulina;
  • L’aumento del rilascio di adrenalina e noradrenalina, ormoni che favoriscono la mobilizzazione degli acidi grassi dal tessuto adiposo;

L’aumento della concentrazione plasmatica dei corpi chetonici che, con un meccanismo di retroazione, regola la velocità con cui questi sono prodotti, stimolando il rilascio di insulina, inibendo quello degli acidi grassi.

L’insieme di questi adattamenti e di cambiamenti che avvengono nel corpo ha come scopo ultimo quello di favorire l’utilizzo degli acidi grassi liberi, anziché del glucosio, come substrato preferenziale per la produzione di energia. 

In questo modo viene ridotta al minimo la perdita di proteine, legata a processi indispensabili a garantire un minimo apporto di glucosio al cervello. 

Va sottolineato che si tratta di adattamenti lenti, che richiedono qualche giorno per arrivare a pieno regime, e relativamente fragili: basta infatti consumare una quantità troppo elevata di carboidrati per uscire molto rapidamente dallo stato di chetosi.

Con questi complessi meccanismi, la concentrazione ematica dei corpi chetonici subisce un aumento nei primi giorni di dieta, ovvero si passa da una concentrazione basale molto ridotta a valori molto elevati, che poi si mantengono stabili nel tempo e che dipendono dal tipo di dieta che si segue. 

Altri fattori dai quali dipende sono: la quantità dei carboidrati consumati e l’entità dell’esercizio fisico praticato nel caso di sportivi. 

Quando la dieta chetogenica è utilizzata invece per scopi terapeutici, è l’azione dei chetoni su particolari tessuti bersaglio a essere responsabile degli effetti positivi di questo regime alimentare.

Nel caso in cui la dieta viene utilizzata per il dimagrimento, è l’insieme degli adattamenti che favoriscono l’utilizzo dei grassi di riserva a garantire un dimagrimento. Da qui la popolarità della dieta chetogenica. 

Un terzo caso in cui viene utilizzata la dieta chetogenica è l’aumento delle prestazioni sportive, in particolare degli sport che richiedono un aumento della resistenza. La dieta chetogenica è particolarmente apprezzata in questi casi perché favorisce un recupero più rapido. In questo caso però l’utilizzo dei chetoni avviene a livello muscolare, come substrato alternativo/complementare a glucosio e acidi grassi, ed è responsabile degli effetti osservati.

Chetoni esogeni: cosa sono 

Gli adattamenti appena descritti si realizzano, come anche già precedentemente specificato, grazie alla dieta chetogenica. Per indurre la chetosi è necessario quindi raggiungere una concentrazione di corpi chetonici molto elevata, che potrebbe essere complessa da seguire per lunghi periodi. 

Prendiamo ad esempio il trattamento dell’epilessia: oltre l’80% delle calorie consumate devono provenire dai grassi e l’assunzione di carboidrati deve essere inferiore a 10-20 grammi al giorno. 

Di sicuro un tipo di dieta chetogenica meno rigida di quella utilizzata per dimagrimento o per fini sportivi, ma sempre molto limitata nella scelta degli alimenti e delle porzioni da consumare. 

Ecco che per ovviare a queste situazioni complesse, fin dagli anni 60 è stato sperimentato l’utilizzo dei chetoni esogeni. 

Da dove deriva il termine “esogeni”? Vuol dire che provengono dall’esterno e che sono in grado di portare il corpo in uno stato di chetosi, senza quindi dover ricorrere a una dieta. 

Chetoni esogeni: perché sono utili

Ci sono delle differenze tra lo stato di chetosi che si raggiunge con una dieta chetogenica e quella che si realizza con i chetoni esogeni. Approfondiamo di cosa si tratta.

I soggetti che fanno uso dei chetoni esogeni subiscono un aumento della concentrazione plasmatica di chetoni. Se consumati nelle quantità adeguate possono mantenere la persona che ne fa uso in uno stato, tecnicamente, di chetosi. 

Si parla di stato tecnico, perché è la concentrazione di chetoni nel sangue a definire questo stato effettivo. Gli adattamenti caratteristici di cui abbiamo parlato prima, tipici di una chetosi reale, fisiologica, non si realizzano.

Ma che cosa determina una chetosi fisiologica?

  • Un’elevata concentrazione di chetoni
  • Una ridotta secrezione di insulina
  • Un’elevata concentrazione di acidi grassi liberi

Che cosa si ottiene da una chetosi con chetoni esogeni?

  • Un’elevata concentrazione di chetoni
  • Una secrezione di insulina leggermente aumentata
  • Una ridotta concentrazione di acidi grassi liberi

Qual è l’uso a scopi terapeutici?

In origine la dieta chetogenica nasce per trattare alcune forme di epilessia come farmaco resistente in età pediatrica.

In seguito è stata utilizzata anche per: 

  • Cefalee;
  • Patologie degenerative;
  • Studi ancora in fase preliminare per alcune forme di tumore al cervello.

In tutti questi casi l’utilizzo dei corpi chetonici avviene da parte dei neuroni e questo perché essi sono capaci di modulare l’azione dei neurotrasmettitori, riducendo l’eccitabilità neuronale e proteggendo queste importanti cellule da stress ossidativi. È questa la condizione che determina gli effetti positivi a scopi terapeutici.

In questo ambito, l’utilizzo dei chetoni esogeni potrebbe quindi avere una ragione fondata, visto che è proprio la disponibilità di questi composti a livello dell’encefalo a determinare gli effetti positivi.

Integrazione nello sport

I chetoni esogeni hanno un effetto positivo anche per chi fa molto sport, in particolare nell’ambito degli atleti d’élite, così come per coloro che semplicemente sono amatori dello sport in generale. 

In questo senso i corpi chetonici sono dei carburanti molto efficienti, in grado di migliorare e di molto la resa energetica a livello dei mitocondri e nei muscoli. Possono essere utilizzati in alternativa al glucosio, riducendo quindi il ricorso al glicogeno e agli acidi grassi – risparmiando di molto l’utilizzo di questi preziosi substrati, molto importanti in sport volti ad aumentare il livello di resistenza. 

Quest’ultimi sono anche noti come sport di endurance e sono:

  1. Ciclismo
  2. Running
  3. Ultrarunning
  4. Triathlon
  5. Biathlon

Ovviamente queste sono considerazioni ancora abbastanza ipotetiche. Nella realtà, però, i chetoni esogeni portano a una leggera riduzione della glicemia, della produzione di glucosio da parte del fegato e dell’attività di alcuni enzimi essenziali per l’ossidazione dei carboidrati.

Da un lato si risparmia glicogeno, ma dall’altra si riduce la capacità del muscolo di utilizzare i carboidrati nelle fasi di sforzo durante gli sport di resistenza. In questi casi può anche verificarsi la fine della prestazione.

I chetoni esogeni riducono anche il rilascio di acidi grassi dal tessuto adiposo e di conseguenza ne riducono la disponibilità a livello dei tessuti, sebbene sembra che stimolino l’utilizzo degli acidi grassi già presenti nel muscolo.

Da una visione generale ne deduciamo quindi che un lato ci sono potenziali effetti positivi durante la pratica sportiva, dall’altra ci sono degli importanti effetti negativi da valutare.

In merito quindi alla positività dei chetoni esogeni in contesti sportivi intensi, c’è ancora un panorama da valutare. In special modo per sport come il ciclismo, i vantaggi risultano ancora molto modesti e dipendenti da un’altra serie di fattori. 

Ergo non è ancora un utilizzo consigliabile. 

Dimagrimento e benessere

I chetoni esogeni sono diventati un vero e proprio trend tra le persone che desiderano dimagrire senza molto sforzo fisico o senza doversi sottoporre alla dieta chetogenica, abbastanza severa in fatto di quantità e porzioni.

In realtà niente di tutto questo corrisponde a realtà. La condizione di chetosi non è una situazione che ci porta a un immediato stato di salute. La chetosi non scioglie il grasso come per incanto, contribuendo alla nostra salute. 

La domanda sorge quindi spontanea: 

quando è veramente efficace la dieta chetogenica?

La dieta chetogenica è efficace per il dimagrimento quando è anche una dieta ipocalorica, e quando il soggetto è in una condizione di chetosi fisiologica, la quale permette di utilizzare con efficacia le riserve di grasso dell’organismo.

Cercare soluzioni semplici a problemi complessi, fa parte della natura umana, ma generalmente è meglio intervenire sullo stile di vita nel suo complesso così da raggiungere risultati che rimarranno stabili nel tempo e che ci porteranno ad avere una maggior consapevolezza di cosa mangiamo.

 

 

Fonti 

NCBI – On the Metabolism of Exogenous Ketones in Humans

NCBI – Why a d-β-hydroxybutyrate monoester?

NCBI – Ketone Administration for Seizure Disorders: History and Rationale for Ketone Esters and Metabolic Alternatives

NCBI – Exogenous Ketones Lower Blood Glucose Level in Rested and Exercised Rodent Models

NCBI – Safety and tolerability of sustained exogenous ketosis using ketone monoester drinks for 28 days in healthy adults

NCBI – Exogenous Ketone Supplements Reduce Anxiety-Related Behavior in Sprague-Dawley and Wistar Albino Glaxo/Rijswijk Rats

NCBI – Efficacy and safety of exogenous ketone bodies for preventive treatment of migraine: A study protocol for a single-centred, randomised, placebo-controlled, double-blind crossover trial