C’è un legame tra Psoriasi e alimentazione? La risposta a questa domanda sembrerebbe “Sì”, e sotto un duplice aspetto come vedremo meglio in questo articolo.
La psoriasi è una malattia autoimmune cronica della pelle caratterizzata dalla formazione di placche squamose e pruriginose sulla superficie cutanea. Sebbene la causa esatta non sia ancora completamente compresa dalla ricerca scientifica, si ritiene che una combinazione di fattori genetici, ambientali e immunitari possa giocare un ruolo nella sua insorgenza.
Diverse evidenze scientifiche suggeriscono che proprio l’alimentazione possa avere un impatto significativo sulla gravità dei sintomi della psoriasi. D’altro canto però, se la nutrizione influenza lo sviluppo e il progresso della malattia e delle sue comorbilità, allo stesso modo, una dieta ben studiata potrebbe alleviare i sintomi della psoriasi.
In questo articolo, esplorerò innanzitutto le cause di questa patologia autoimmune e il ruolo dell’alimentazione, per poi concentrarmi sulle le strategie nutrizionali raccomandate dalle Linee Guida ufficiali e dagli studi scientifici per le persone affette da psoriasi, al fine di aiutare a gestire questa condizione debilitante.
Se vuoi approfondire l’argomento trattato in questo articolo, leggi anche: “Immunonutrizione: come rafforzare il sistema immunitario”.
Psoriasi, l’alimentazione come fattore di rischio?
La psoriasi è tra le più comuni malattie infiammatorie a carico della pelle.
Si verifica quando i cheratinociti (le cellule dell’epidermide) si moltiplicano in modo anomalo, formando placche psoriasiche sulla pelle. Secondo le stime fornite dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), questa dermatosi colpisce circa l’1,50-5,00% delle persone nei paesi sviluppati
Può essere considerata una malattia sistemica, in quanto può avere effetti su tutto il corpo, ed è di tipo cronico, perché alterna periodi di regressione spontanea seguiti da fasi di recidive.
La patogenesi è complessa e le cause della psoriasi potrebbero essere date da una combinazione di fattori:
- immunitari;
- genetici;
- ambientali.
I disordini immunitari causano un aumento dell’attività dei linfociti Th1, Th17 e Th22 che comporta una maggiore produzione di citochine pro-infiammatorie, come proteina C-reattiva (CRP), interleuchine (IL), interferone γ (IFN-γ), fattore di necrosi tumorale (TNF-α), ceruloplasmina, α2-macroglobulina, α1-antitripsina e altri, che sono presenti sia durante la fase acuta della psoriasi che nella remissione. Il TNF-α, in particolare, gioca un ruolo chiave nella patogenesi della psoriasi stimolando la proliferazione dei cheratinociti.
Riguardo i fattori genetici, sembrerebbe dimostrata una relazione tra l’insorgenza della malattia e il gene HLA-Cw6. Tuttavia, come per molte altre patologie, una predisposizione genetica non significa per forza lo sviluppo della malattia.
Inoltre, anche fattori ambientali come esposizione a raggi X, vaccinazioni, tatuaggi, malattie della pelle, infezioni virali, consumo di alcool e fumo di tabacco possono contribuire alla manifestazione della psoriasi o all’aggravamento delle lesioni. Anche se, va ribadito che, nonostante numerosi studi, l’eziopatogenesi della psoriasi non è ancora stata spiegata completamente.
Una menzione a parte nella patogenesi della psoriasi merita la dieta. Le persone affette da questo disturbo, come vedremo anche nel prossimo paragrafo, spesso hanno problemi metabolici, come obesità e diabete. Segno questo che, forse, anche ciò che mangiamo può costituire un fattore di rischio da tenere in considerazione. [1,2]
Psoriasi autoimmune e comorbilità metaboliche
Questa malattia sistemica è spesso accompagnata da altre patologie concomitanti, dette comorbilità. Le più frequenti sono quelle di carattere endocrino-metabolico, ovvero:
- Obesità addominale;
- Ipertensione;
- Dislipidemia aterogenica;
- Intolleranza al glucosio;
- Insulino-resistenza;
- Diabete mellito di tipo II;
- Malattie cardiovascolari.
Alcuni pazienti affetti da psoriasi annoverano anche: iperomocisteinemia, aumento della concentrazione di fattori procoagulanti, microalbuminuria e steatosi epatica non alcolica. Tutte componenti legate in qualche modo alla cosiddetta sindrome metabolica.
Uno studio trasversale su una popolazione di studio comprendente individui di età 45-65, sia affetti da psoriasi che sani, la sindrome metabolica è stata diagnosticata nel 32% dei pazienti con psoriasi lieve, nel 36% di quelli con patologia moderata e ben il 40% dei pazienti con una forma grave [3].
L’elemento che collega la psoriasi alle sue comorbilità metaboliche sembrerebbe essere il processo infiammatorio cronico. Le citochine pro-infiammatorie possono influenzare il deposito di grasso, l’azione dell’insulina e il metabolismo dei lipidi.
Pertanto, da un lato si può dire che l’infiammazione cronica nella psoriasi può predisporre al rischio di alcune patologie metaboliche. Il TNF-α che – come ho detto in precedenza – è determinante nella patogenesi della psoriasi, è secreto dagli adipociti e può causare resistenza all’insulina e aumentare acidi grassi e trigliceridi nel sangue, anticamera della dislipidemia.
Allo stesso modo, anche i mediatori dell’infiammazione che solitamente si riscontrano nei pazienti con disturbi metabolici possono causare ed esacerbare le lesioni psoriasiche.
Soffermiamoci per un attimo sull’obesità. Le persone affette da psoriasi sembrerebbero spesso più in sovrappeso o obese rispetto alla media generale. Del resto, il tessuto adiposo è il più grande organo endocrino, dove vengono prodotte molte delle citochine pro-infiammatorie e le adipochine, responsabili della gravità del processo psoriasico.
Alcuni studi suggeriscono che l’insorgenza e il decorso della psoriasi potrebbe essere influenzato dall’obesità viscerale e da un BMI elevato (un indice di massa corporea > 29 Kg/m2 è stato associato al rischio raddoppiato di psoriasi).
Tuttavia, il BMI da solo non basta a valutare lo stato nutrizionale di un paziente, poiché è necessario anche considerare la composizione corporea e la distribuzione del grasso. Parametri da valutare con l’impedenza bioelettrica (BIA) o l’assorbimetria a raggi X a doppia energia (DXA). La psoriasi, infatti, sarebbe associata a livelli più elevati di grasso corporeo, grasso viscerale e ridotta massa muscolare [4].
Il legame tra psoriasi e altre patologie metaboliche, come l’obesità, potrebbe essere spiegata non soltanto con la sovrapproduzione di fattori pro-infiammatori, ma anche col fatto che questa patologia spesso si accompagna a:
- stress prolungato (con conseguente incremento dell’ormone cortisolo che aumenta il grasso viscerale);
- livelli ridotti di attività fisica;
- abitudini alimentari sbagliate.
Rimaniamo concentrati su quest’ultimo punto: psoriasi e alimenti da evitare, ne parlerò meglio nel prossimo paragrafo.
Psoriasi e alimenti scatenanti: quali sono?
Diverse ricerche hanno dimostrato come molto spesso i pazienti psoriasici seguono una dieta squilibrata e abbiano abitudini alimentari e di vita molto meno salutari rispetto ai soggetti sani.
Questa alimentazione era infatti troppo ricca di grassi saturi, risultando molto carente invece nel consumo di fibre vegetali e proteine sane, come quelle contenute nel pesce.
Nel complesso, se soffri di psoriasi, i cibi da evitare sono soprattutto:
- alimenti ricchi di acidi grassi saturi (es. burro, panna);
- zuccheri semplici (glucosio, fruttosio, saccarosio);
- carboidrati raffinati (patatine, biscotti, barrette, cereali, cracker, farina bianca);
- carne rossa e salumi trasformati;
- oli raffinati (mais, arachidi, girasole ecc…);
- cibi fritti;
- bevande alcoliche.
Un decorso grave della patologia è stato associato a disbiosi del microbiota intestinale e carenza di vitamina D o selenio. Tutti nutrienti che migliorano la psoriasi agendo mediante la soppressione delle vie infiammatorie o l’induzione delle cellule T regolatorie.
Cosa significa questo? Che un’alimentazione corretta può essere un valido aiuto per la gestione della psoriasi. Nei prossimi paragrafi mi soffermerò dunque sulle strategie nutrizionali che possono influire sulla psoriasi e cosa mangiare per tenerla sotto controllo.
Dieta per psoriasi a basso contenuto energetico: perché è un trattamento efficace
Sembra evidente che ci sia una relazione bidirezionale tra obesità e psoriasi. L’una può predisporre l’insorgenza dell’altra e intensificare i suoi sintomi, come l’infiammazione psoriasica può contribuire all’obesità. [7]
È stato osservato che una riduzione della massa corporea e del peso può contribuire anche a ridurre i fattori infiammatori sierici, migliorando significativamente il decorso della malattia , facendo regredire rapidamente le lesioni psoriasiche rispetto a chi non segue alcuna dieta.[ 1, 5, 6].
Uno studio randomizzato ha mostrato come, in particolare, una dieta a basso contenuto energetico può essere utile nella gestione della psoriasi.
Un regime alimentare di 800-1000 Kcal/die per 8 settimane ha portato a una significativa perdita di peso corporeo (-15 Kg in media) e miglioramenti nella gravità della malattia e nella qualità della vita dermatologica. [9]
Al di là di queste evidenze scientifiche, è abbastanza chiaro che una dieta equilibrata combinata con una regolare attività fisica possa essere un supporto efficace per curare la psoriasi. Alcuni nutrienti o cibi poi si rivelano un alleato prezioso per migliorare la sintomatologia della malattia. Si tratta in particolare di:
- Acidi a catena corta;
- Acidi grassi polinsaturi n-3;
- Vitamina D;
- Vitamina B12;
- Antiossidanti;
- Selenio;
- Genisteina;
- Fibre alimentari;
- Probiotici.
Se una dieta ricca di acidi grassi saturi (che si trovano soprattutto in prodotti di origine animale) può peggiorare la psoriasi. Al contrario, il consumo di acidi grassi insaturi riduce il rischio di malattie immuno-metaboliche.
Questi sono soprattutto acidi grassi monoinsaturi (MUFA), come l’acido oleico contenuto nell’olio extra vergine di oliva, e gli acidi grassi polinsaturi (PUFA) e in particolare quelli Omega-3, che sono coinvolti nella sintesi dei composti anti-infiammatori.
Perciò, una dieta contro la psoriasi dovrebbe contenere molti acidi grassi Omega-3, almeno 1-2 g al giorno. Questi grassi si trovano soprattutto nel pesce marino (aringa, sgombro, sardine, tonno), nel salmone, nei frutti di mare, nell’olio di pesce e in alcuni oli vegetali (colza, lino, noci), nell’avocado e nella frutta secca (noci principalmente).
La fibra alimentare, contenuta in verdura, frutta e alimenti integrali a basso indice glicemico, riduce lo stress ossidativo e ha effetti benefici sul microbiota intestinale, perché svolge un’azione antinfiammatoria. Inoltre, contribuisce alla perdita di peso in quanto aumenta il senso di sazietà a fronte di una densità energetica bassa.
L’infiammazione cronica connessa alle lesioni psoriasiche aumentano i radicali liberi contribuendo allo stress ossidativo, che mette a rischio la salute dei nostri mitocondri. Una dieta ricca di antiossidanti (flavonoidi, vitamina A, vitamina C, vitamina E, β-carotene), contenuti nelle verdure a foglia verde, nella frutta, nelle carote e nei pomodori, può aiutare a migliorare le lesioni cutanee della psoriasi.
Anche la carenza di Selenio e di Vitamina D, spesso osservata nei pazienti, può essere un fattore di rischio per lo sviluppo della psoriasi. Chi soffre di psoriasi grave mostra concentrazioni molto basse di 1,25-(OH) 2D3 (il calcitriolo, la forma attiva della vitamina D) nel siero del sangue rispetto alle persone sane o ai pazienti con malattia da moderata a lieve. [6, 7, 10].
Uno studio pilota di Finamor et al. [11] ha messo in evidenza un notevole miglioramento dei sintomi nelle persone con psoriasi dopo sei mesi di integrazione di Vitamina D ad alte dosi
(35.000 UI/giorno).
Il motivo è semplice: la psoriasi è un disturbo del sistema immunitario, mentre la Vitamina D ha un effetto modulante proprio sulle cellule immunitarie, oltre a inibire la proliferazione incontrollata dei cheratinociti. Inoltre, come ho illustrato in un precedente articolo, la carenza di Vitamina D può influire su obesità e disordini metabolici.
Dieta e Psoriasi: le terapie nutrizionali più efficaci
Arrivati qui, abbiamo ben chiaro con la psoriasi cosa non mangiare e cosa, invece, può contribuire ad alleviarne i sintomi. Adesso vorrei concentrarmi su quelle che si sono rivelate le strategie nutrizionali migliori nel trattamento di questa condizione cronica.
1.Dieta senza glutine
La celiachia asintomatica è molto più comune nei pazienti con psoriasi rispetto alla popolazione generale. Sembra, infatti, che chi soffre di psoriasi abbiano un rischio di sviluppare la malattia celiaca maggiore di circa 3 volte, così come chi è celiaco ha un rischio più elevato di insorgenza di psoriasi rispetto alla media. [12]
La celiachia è una malattia autoimmune in cui il consumo di cereali contenenti glutine (come grano, segale, orzo, avena, triticale) provoca l’infiammazione della mucosa dell’intestino tenue e disturbi dell’assorbimento.
Nei pazienti con psoriasi è stata rilevata la presenza degli anticorpi contro la transglutaminasi tissutale, gliadina ed endomisio, e collegata all’intensificarsi delle lesioni. [5]
Allo stato attuale, non è ancora molto chiaro il legame tra consumo di glutine e sviluppo di questa condizione dermatologica, tuttavia l’eliminazione di questo nutriente ha contribuito al miglioramento delle lesioni psoriasiche.
2.Dieta Mediterranea
La dieta mediterranea è un regime nutrizionale costituito principalmente dal consumo di frutta, verdure, legumi, cereali non raffinati, olio di oliva e una moderata quantità di pesce, a discapito del consumo di carne rossa, grassi animali, latticini e uova, abbastanza limitato.
Gli alimenti principali di questa dieta sono ricchi di polifenoli e antiossidanti, rendendo l’alimentazione Mediterranea estremamente efficace e potente nella sua azione antinfiammatoria, dunque perfetta per la psoriasi.
Uno studio condotto da alcuni ricercatori dell’Università Federico II di Napoli ha dimostrato come i pazienti con psoriasi mostrano una scarsa aderenza ai principi della Dieta Mediterranea, rispetto ai soggetti sani. [13]
Seguire questa alimentazione, dunque, potrebbe essere un supporto efficace alla normale terapia farmacologica. Del resto, da sempre si suggerisce l’idea che la dieta mediterranea possa prevenire lo sviluppo di malattie metaboliche, cardiovascolari e croniche.
3.Dieta chetogenica
La dieta chetogenica è la dieta antinfiammatoria per eccellenza. Come detto in precedenza, l’elevato consumo di acidi grassi saturi può esacerbare la psoriasi. Un regime chetogenico si basa, invece, su una maggiore (e controllata) assunzione di grassi a catena media e acidi grassi Omega-3 (75-80% kcal dai grassi, 5-10% kcal dai carboidrati e 15-25% kcal dalle proteine).
Questo protocollo va ad aumentare i corpi chetonici, ma può avere anche effetti antinfiammatori e ridurre i livelli di glucosio nel sangue. Tutti elementi che rendono la dieta chetogenica un intervento nutrizionale potenzialmente benefico nel ridurre la gravità dei sintomi ma anche nell’inibire l’innesco della malattia psoriasica.
La psoriasi si cura anche con l’alimentazione. Ma vista la diversità di approcci nutrizionali efficaci, il mio consiglio è sempre quello di rivolgersi a un esperto che saprà accompagnarti passo passo verso il percorso più giusto per te.
Fonti
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